Petrolio russo, a rischio impianto raffinazione in Sicilia

29 apr 2022
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Più di 4mila dipendenti tra operai ed impiegati diretti e del primo indotto. L'impianto Lukoil di Priolo Gargallo, nel siracusano, raffina il 20% del petrolio che serve al fabbisogno della Sicilia. Le sanzioni contro la Russia di Putin ed in particolare quelle relative al petrolio rischiano di mettere in ginocchio l'intera struttura. Tutto l'oro nero che viene raffinato qua arriva dai pozzi russi. Nessuno della Lukoil, al momento, è autorizzato a parlare. A lanciare il grido di allarme però sono i sindacati. Il rischio che l'impianto possa chiudere c'è, dicono, se non si troverà una soluzione per il lungo periodo. La nazionalizzazione potrebbe essere una strada ma fino ad ora nulla si è mosso. "Gli assetti produttivi della Lukoil, già in qualche modo in crisi in epoca prebellica, rischiano di avere un'accelerazione con un impatto sociale davvero di proporzioni notevoli. Noi parliamo di uno degli asset energetici più importanti dell'intero distretto industriale siracusano che mette insieme raffinazione, energia e chimica in un contesto di integrazione l'uno con l'altro. Qualora dovesse, sciaguratamente, verificarsi un'accelerazione di processi di crisi di questa natura Il rischio è un effetto domino che trascinerebbe l'intero polo industriale". La preoccupazione fra i dipendenti diretti e dell'indotto è tanta. Se l'impianto fosse costretto a chiudere o a ridimensionarsi un'intera provincia pagherebbe un prezzo altissimo in termini occupazionali. "Si parla addirittura di una ricaduta occupazionale di circa 10mila lavoratori qualora dovesse entrare questo sistema produttivo in crisi. Quindi, chiaramente, una forte preoccupazione per l'intero territorio". I sindacati sono comunque già pronti alla mobilitazione. "Chiediamo alle Istituzioni, chiediamo al Governo di prendere posizione e se proprio qualcosa dovesse essere fatta almeno di cercare una soluzione che possa salvare questa fabbrica. Si parlava di nazionalizzazione, penso che non sia una strada facilmente percorribile, l'unico modo per nazionalizzare, cercare di nazionalizzare questi impianti potrebbe essere un acquisizione da parte di Eni che, essendo a partecipazione statale, il Governo potrebbe e dovrebbe, secondo me, dare questo tipo di soluzione anche perché gli asset di Lukoil, in questo momento, hanno veramente un buon mercato". E intanto il Sindaco di Priolo, Pippo Gianni, ha chiesto un incontro urgente al Premier Draghi per cercare di trovare una soluzione per scongiurare il peggio.

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