Con l'arrivo nel Porto di Shengjin del pattugliatore della Marina Militare Cassiopea, va in scena il terzo tentativo di far decollare il protocollo tra Italia e Albania. I primi due erano naufragati, a cavallo tra ottobre e novembre, per effetto delle sentenze dei nostri tribunali che avevano sospeso la convalida del trattenimento dei primi 24 migranti inviati nei centri allestiti in Albania, rispedendoli in Italia e rimandando ogni decisione sulla loro sorte al 24 febbraio prossimo, quando la Corte di Giustizia europea dovrebbe pronunciarsi, in via definitiva, sulla questione Paesi sicuri. Questione sulla quale il nostro governo ha pochi dubbi, se è vero che la sua lista l'ha inserita, già a fine ottobre, in un decreto legge. E proprio a quel documento ci si è rigorosamente attenuti nella selezione dei 49 migranti da imbarcare sul Cassiopea. Scelta che comunque non mette il nostro Paese al riparo da eventuali nuove bocciature, che arriverebbero questa volta dai giudici della Corte d'Appello di Roma, chiamati entro giovedì a convalidare il trattenimento dei nuovi arrivati. Si tratta per lo più di bengalesi, ma ci sono anche egiziani, ivoriani e gambiani, tutti maschi, adulti e soli, come da protocollo, che impone anche non siano vulnerabili. Condizione che si sta verificando nei controlli in in corso nell'hotspot di Shengjin, che potrebbero portare ad assottigliare il numero dei migranti da trattenere in Albania, prima ancora delle decisioni dei giudici italiani. .