Dieci condanne e quindici assoluzioni, tra cui quella dell’ex Governatore Roberto Cota: si è concluso così il processo per la “rimborsopoli” dei consiglieri regionali del Piemonte, partita quasi quattro anni fa. Il faro della Procura si era acceso per far luce sull’uso distorto dei fondi destinati ai Gruppi politici rappresentati in Consiglio regionale. Tanta la soddisfazione per l’ex Governatore, per cui la Procura aveva chiesto una condanna a due anni e quattro mesi. “Io ero convinto, ovviamente, delle mie ragioni. Ho fatto bene a chiedere il giudizio immediato… Immediato dopo due anni è qualcosa un po’ di strano. Però, ovviamente, i giudici hanno fatto giustizia, e questo è un fatto positivo. Lo dico da persona, ma anche da persona che ha fatto politica per vent’anni”. L’inchiesta aveva preso il via per alcune spese pazze effettuate con soldi pubblici: si andava dalle briglie per i cavalli a spumanti di marca. Tant’è che, nel luglio di due anni fa, ci furono quattordici patteggiamenti e quattro condanne. Oggi si è giunti a sentenza per i venticinque che avevano chiesto il rito ordinario. Cota era diventato un po’ il simbolo di questa indagine, perché tra le spese contestate all’ex Presidente leghista c’erano anche delle mutande verdi. Cota aveva sempre affermato che si trattava di pantaloncini e che lo scontrino era finito per errore nella lista dei rimborsi. Ma questo non gli aveva permesso di sfuggire alle ironie anche del Presidente del Consiglio. “Guardi, il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto stare zitto e pensare prima di tutto a sé stesso. Questo dimostra, ancora una volta, che siamo governati da una persona che non sa interpretare il proprio ruolo in maniera dignitosa”.