Era già scritto che la notte di Mosca, San Pietroburgo e di altre decine di città della Russia sarebbe stata violenta e turbolenta, oltre un migliaio gli arresti tra i manifestanti durante le proteste pro Alexei Navalny, i sostenitori del leader dell'opposizione sono scesi in piazza dopo il verdetto di condanna a 2 anni e 8 mesi per il blogger, 5 milioni di follower, contro la corruzione in Russia, giudicato colpevole di aver violato il regime di libertà vigilata a cui era sottoposto per una vecchia condanna a 3 anni e mezzo del 2014 per reati fiscali e che prevedeva l'obbligo di firma due volte al mese. Un provvedimento di giustizia ordinaria che nel corso degli anni, diventato politico, la Corte ha accolto le accuse del sistema carcerario d'aver violato l'obbligo di quella firma, quando anche avvelenato con le Novichok Navalny è dovuto riparare per cure urgenti 5 mesi in Germania, di fatti i giudici hanno dato per falso quell'avvelenamento, anche se un'indagine in corso punta sui servizi segreti russi, non nuovi all'uso di questi metodi per sbarazzarsi degli oppositori al Cremlino. Putin è un avvelenatore, accusa Navalny dall'aula dopo il verdetto, chiedendo il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici. Una condanna ingiusta per la maggior parte dei leader d'Occidente, dagli Stati Uniti alla Germania, con l'Unione europea che ragiona e minaccia nuove sanzioni alla Russia, una sentenza vigliacca per il premier britannico Boris Johnson, che rilancia il coraggio e la forza di Navalny nell'esser tornato in patria lo scorso gennaio dopo l'avvelenamento. Ora che Navalny passerà due anni in un campo detentivo, a meno di una provvidenziale grazia a questo privarlo della libertà, accresce notevolmente il suo profilo di dissidente politico, tanto da spingere Nina Krusciova, nipote di Krusciov, a paragonarlo ad un moderno Trotsky nell'era Putin.