Una trappola senza uscita. In questo si sono trasformate le case di migliaia di donne costrette a convivere coi loro aguzzini. Le misure di salute pubblica decise dal Governo per contenere la diffusione del virus hanno reso queste donne ancora più fragili. Il grido di dolore si era levato un paio di settimane fa e il gioco di squadra ha funzionato. Nelle ultime ore la Commissione bilancio ha inserito nel decreto Cura Italia una dotazione aggiuntiva di 3 milioni di euro per i centri antiviolenza e le case rifugio, essenziali per la gestione di questa emergenza nell'emergenza. Risorse preziose per individuare i percorsi di uscita dalla violenza, per garantire kit sanitari e interventi logistici per le case rifugio, per sostituire, ancora attraverso collegamenti da remoto, gli incontri protetti tra il genitore e il minore. Già, i bambini, spesso, troppo spesso, dimenticati, eppure ancora più vulnerabili in questa fase di estrema difficoltà. A essere garantita sarà anche la normale prosecuzione delle udienze di convalida dell'allontanamento dell'uomo maltrattante dalla casa familiare. Un punto nevralgico, questo, visto la difficoltà di individuare anche per il violento un luogo sicuro. Adesso il decreto si dovrà trasformare in fatti concreti, ma quello che è accaduto in Commissione bilancio è sicuramente un segnale non solo per le donne coinvolte, perché, una volta sconfitto questo di virus, dovremmo continuare a occuparci di quelli per cui fino ad ora non siamo stati in grado di trovare una cura.