Un via libera al vaccino anti covid Astra Zeneca e Oxford che il ministro della Salute Roberto Speranza aveva definito cruciale, guardando l'ambizioso obiettivo di avere 13 milioni di vaccinati in Italia già al primo di aprile e che avrebbe significato il raggiungimento della fase 1, cruciale anche questa, spiegava il ministro, per avere il primo vero impatto epidemiologico nel nostro Paese. Ma 16 milioni di dosi di Astra Zeneca, su cui l'Italia puntava per vaccinare nei primi tre mesi dell'anno, ben il 60% delle dosi totali previste tra gennaio, febbraio e marzo, 40 milioni per tutto il 2021, potrebbero tardare ad arrivare viste le ultime notizie diffuse dall'Ema. Improbabile il via libera a gennaio del vaccino che ha dentro anche l'orgoglio italiano. Una parte importante del vaccino AstraZeneca è infatti prodotta dalle Rbm di Pomezia, azienda alle porte di Roma specializzata nel trattamento degli Adenovirus, dei potenziati da usare come vittori per introdurre nell'organismo proteine virali capaci di stimolare la reazione immunitaria. Un pezzo importante di scienza made in Italy che aveva portato l'Italia a costruire il piano vaccinale anti Covid-19 puntando fortemente sulle dosi AstraZeneca, che, particolare affatto secondario, costano molto meno di quelli Pfizer BioNTech, all'Europa neanche 2 euro a dose e possono essere conservate a temperatura ben superiori. E ora che cosa succede? Sicuramente il piano vaccinale italiano subirà un rallentamento e l'approvazione del vaccino AstraZeneca slitterà a febbraio inoltrato, visto che tra annunci in pompa magna, errori procedurali e qualche brutta figura, la richiesta di autorizzazione all'Ema potrebbe essere formalizzata a fine gennaio, non prima della conclusione di una nuova tranche di sperimentazioni supplementari sui volontari. E di tempo ne serve ed è perso nella corsa contro il covid.