Indiscrezioni di stampa, voci e incognite. A Napoli i membri della comunità cinese si stanno vaccinando contro il coronavirus con dosi che arrivano dalla Cina. La guardia di finanza ha intensificato e ampliato i controlli. La professoressa traduttrice della comunità cinese afferma che non c'è un fenomeno di questo genere tra i suoi conterranei, pur non potendo escludere che in generale possano esserci interessi illeciti. Fino ad adesso nessuno tra quelle che conosco nei gruppi, nessuna ha parlato di questo. Se ci fosse qualcosa, uscirebbe fuori. Sono i criminali che fanno queste cose, o chiunque, ed è compito dei finanzieri e della polizia di fare questo lavoro. Noi abbiamo fiducia. Però se una cosa simile succedesse, la comunità non credo che accetterebbe di fare il vaccino illegalmente perché tutti quanti hanno paura. Quello che invece è certo è che molte persone che vivono qui e che rientrano nei parametri di somministrazione indicati dal Governo cinese, stanno tornando in Cina per sottoporsi al vaccino. La maggior parte dei cinesi che vivono in Campania e in Italia vengono da quella regione Zhejiang, regione a Sud-Est della Cina. Sotto Shanghai. Là è molto organizzato, molti di loro hanno ancora la cittadinanza cinese, quindi tornano per farsi vaccinare. Perché nella comunità cinese a Napoli, circa 5000 persone, ci sono pochi i contagiati? Da Firenze, Prato, Milano, fino a Napoli e Sicilia, tutti quanti sono connessi a una rete gigantesca, hanno parlato di di chiudere, chiudiamo, facciamo protezione. Tutti sono allarmatissimi. Spesso ci racconta la professoressa Song, chi ha bisogno di farlo, si isola volontariamente dalla famiglia, anche ricorrendo ad alcuni alberghi vuoti della città. Siamo fatti così. Ci sono pro e contro di questa disciplina.