Poco più di 20 anni. Tanto è durata la gestione privata delle autostrade in Italia. Era il 1999, in piena epoca di privatizzazioni, quando la famiglia Benetton tramite una cordata guidata dalla holding Schema28 acquisì per 5000 miliardi di lire il controllo della rete fin lì gestita dall'IRI, longa manus dello Stato. Non dovettero propriamente sgomitare Gilberto Benetton e famiglia, il bando andò quasi deserto, l'unico altro contendente fu, guarda caso, la Banca d'Affari Macquaire, che si ritirò durante la corsa e che ora più di vent'anni dopo torna come partner assieme a Blackstone della Cassa Depositi e Prestiti, braccio finanziario del Ministero dell'Economia. La rete torna in mano pubblica a quasi tre anni dalla tragedia del ponte Morandi. Sfumate le minacce di revoca della concessione ad ASPI, arrivate dal Governo Conte 1 fin dal Ferragosto della 2018, ipotesi cavalcata politicamente, ma di difficilissima realizzazione sul fronte contratti e risarcimenti miliardari in ballo, il punto di caduta della lunga trattativa tra Roma e Ponzano Veneto, quindi è sì l'uscita degli attuali Soci dell'Azienda, ma con una normale vendita delle quote e quindi con una plusvalenza per chi vende. Quasi due miliardi e mezzo, tanto spetta alla famiglia Benetton, proprietaria del 30% di Atlantia, per la cessione della quota di controllo di Autostrade per l'Italia al consorzio guidato da CDP. A 10 mesi dall'accordo del luglio 2020, infatti, l'assemblea degli azionisti della Holding ha accettato un'offerta da quasi 8 miliardi per l'acquisto del 88% del capitale di ASPI. Prossima tappa la riunione del CDA di Atlantia, il 10 giugno per dare il via libera agli accordi. La firma è attesa entro fine mese, nell'estate 2021 riparte l'era della gestione pubblica delle autostrade in Italia.