Andare avanti con mille euro al mese, essere in arretrato con le bollette, lavorare per poche settimane all'anno, sono gli italiani che faticano a far quadrare i conti e che secondo l'Istat sono a rischio povertà o esclusione sociale. Nel 2024 la quota di coloro che si trovavano in situazioni di questo tipo è aumentata al 23,1%, quasi un quarto della popolazione, cioè 13 milioni e mezzo di persone. In questo ampio universo l'ufficio di statistica individua diverse categorie. Ci sono coloro che hanno un posto ma a stipendi bassi e chi ha trovato un'occupazione per meno di tre mesi in un anno. Sono tutti a un passo dall'essere considerati poveri. Un quinto di tutti i lavoratori poi nel nostro paese ha paghe del 60% inferiore al livello medio, e questa condizione tocca soprattutto donne, giovani e stranieri. Per quanto riguarda poi i redditi reali, tenuto conto cioè dell'inflazione, nel 2023 si sono ridotti dell'1,6% annuo. In pratica, anche se la cifra nel cedolino è cresciuta, le cose che si possono comprare con quei soldi sono di meno. Un andamento che, secondo l'organizzazione internazionale del lavoro, si sarebbe invertito l'anno scorso, ma che non ha compensato, la perdita registrata nel biennio 2022-2023, nonostante lo sgravio sui contributi ai dipendenti e il taglio dell'imposta sui redditi. Su quest'ultimo punto intanto è in arrivo la correzione per evitare il paradosso dell'acconto IRPE. Il governo, con circa 250 milioni eviterà che molti contribuenti paghino più tasse del previsto per l'anticipo in dichiarazione dei redditi. Un'eventualità che avrebbe comportato esborsi che lo Stato avrebbe restituito nel 2026, fra i 75 e i 260 euro secondo le stime della CGIL.