A caccia di risorse per evitare l'aumento dell'IVA e far quadrare i conti, il Governo spinge ancora di più sulle privatizzazioni. Vendita di pezzi di aziende a controllo pubblico e di mattone di Stato, palazzi, caserme, e altri immobili. L'obiettivo è incassare oltre 25 miliardi in tre anni, ma l'impresa appare molto ambiziosa. L'operazione è descritta nel Documento di Economia e Finanza, la cornice entro la quale si muove la politica di bilancio dell'esecutivo e il fine è quello di contenere il debito pubblico, comunque stimato in salita nell'anno in corso. Con le cessioni di società, nel 2019 si punta a ricavare 17 - 18 miliardi. Abbiamo superato il primo trimestre dell'anno e ancora nulla è stato fatto. Altri 5 miliardi dovrebbero incassarsi nel 2020. Nel mirino ci sarebbero pezzi di ENAV, l'Ente che controlla il traffico aereo, quasi il 30% di Poste, quote di ENI, e ST Microelectronics multinazionale tecnologica. Vendere queste quote ai privati sarebbe in forte contrasto con quanto detto finora dal Governo che, come la vicenda Alitalia insegna, è orientato a nazionalizzare e non a dismettere aziende considerate strategiche. Più probabile quindi che quei pezzi di aziende finiscano in pancia a Cassa Depositi e Prestiti, società per azioni ampiamente controllata dal Tesoro. Questa soluzione, però, rischia di aprire un nuovo fronte con Bruxelles, che potrebbe considerare Cassa Depositi Pubblica a tutti gli effetti, vanificando così i risultati delle privatizzazioni. Per quanto riguarda il mattone, col documento varato dal Governo, si pianificano nuove dismissioni. Agli 1,84 miliardi, previsti con la legge di bilancio, se ne aggiungono altri 1,25 da qui al 2021. Più di 3 miliardi in totale, di cui quasi uno già quest’anno. L'operazione di per sé non appare impossibile, considerato il vasto patrimonio demaniale, ma anche su questo versante finora non è stato fatto alcun passo concreto.