I soldati di Pyongyang sono in territorio russo nella regione del Kursk, arriva la conferma anche dalla NATO. "Operazioni di addestramento congiunte" dicono da Mosca, una promessa mantenuta dunque contenuta negli accordi di collaborazione tra Russia e Corea del Nord fatta fin qui di rifornimento di munizioni e mezzi militari in cambio di un'apertura economica a vantaggio della Repubblica Popolare del Nord, un dispiegamento che fa suonare i campanelli d'allarme alla NATO e che, nell'analisi del Segretario generale Rutte significa tre cose, primo un salto di qualità nella collaborazione tra Mosca e Pyongyang, secondo una violazione delle risoluzioni e terzo l'espansione della guerra. Una minaccia degli equilibri già precari in ambito di sicurezza indopacifica con un allarme già lanciato da Seul e un peggioramento dell'equilibrio nella sicurezza euro-atlantica. Il Pentagono stima circa 10mila unità nordcoreane in territorio russo vicino al confine ucraino, uno schieramento che non cambia le regole d'ingaggio per il Ministero della Difesa americano che ribadisce il via libera all'uso delle proprie armi inviate agli ucraini senza limiti sugli obiettivi. Una mossa di Mosca per spingere sull'acceleratore del vantaggio proprio quando le sue truppe nella regione ucraina contesa del Donbass incassano successo e guadagnano terreno e il fronte dei territori del Kursk dimostra di essere ancora più impegnativo per Kiev. La cronaca a Kherson, città dell'est ucraino, conta una decina di vittime negli attacchi russi, colpiti anche centri residenziali. Mentre il presidente ucraino Zelensky in Finlandia per il vertice dei Paesi nordici ribadisce: "La neutralità aiuta solo la Russia, non ci può essere neutralità tra un aggressore e una vittima.".