L'onda di volontari armati di pale, rastrelli, cibo per chi ha perso tutto, è l'unica immagine positiva che resta di fronte all'ecatombe da oltre 200 morti provocata dalla Dana. Una catastrofe finora inimmaginabile in Spagna che si porta dietro la domanda: che cosa, di tutto questo, si poteva evitare? Da un lato c'è il primo allarme certamente preso sotto gamba e che comunque non aveva preventivato una tale portata di acqua in così poco tempo. Dall'altro un territorio che anche per le abitudini umane non era preparato a tutto questo. Dall'altro lato la lentezza, se non assenza, dei soccorsi ufficiali. Un muro di automobili oltre il quale non si passa. Questa è la strada di Paiporta le cui immagini hanno fatto il giro del mondo nelle ore immediatamente successive alla tragedia. Avevamo visto tutte queste auto accatastate una sull'altra e semi-sommerse dal fango. Adesso i cittadini con pale e rastrelli stanno togliendo via il fango dalle strade. Ma è chiaro che per eliminare questo disastro serve di più. Verso l'ora di pranzo i primi militari si iniziano a vedere almeno nelle strade di raccordo tra i vari paesini colpiti dove oltre 360.000 persone sono senza acqua potabile e 50.000 senza elettricità. Al momento neppure si conosce il numero esatto ufficiale dei dispersi. La gara del mondiale MotoGP in programma a Valencia a metà novembre si disputerà altrove.