Batte ogni previsione, straccia ogni avversario, non c'è tempesta artica o tribunale che tenga: come l'Araba Fenice risorge dalle ceneri così Donald Trump scivola agilmente sul ghiaccio dell'Iowa verso una probabile, ma non ho ancora blindata, nomination. "Pericolo per la democrazia", secondo i suoi detrattori, "Salvatore dell'America", per gli adepti, dal primo round di elezioni presidenziali, quello di riscaldamento interno al suo partito, il controverso miliardario newyorkese esce più che vincente. È vero l'Iowa non può essere considerato rappresentativo di tutti gli Stati Uniti e a votare sono state poco più di appena 100mila persone ma è chiaro che Trump ha ancora il consenso della maggioranza dell'elettorato repubblicano. Trasforma in guadagno per se ogni cosa che tocca, e in voto ogni ostacolo. All'indomani dell'Iowa vola in tribunale a New York dove si è aperta la causa per diffamazione legata a un'accusa di violenza sessuale commessa 30 anni fa, manda messaggini acchiappa soldi, e scappa a far comizi in New Hampshire dove i conservatori vanno al voto martedì. Lo stato del New England è in teoria più favorevole ai suoi contendenti ma con Rama Swami e Hutchinson ritiratisi dalla corsa, la sfida per arrivare secondo sarà ancor più tra De Santis e Haley. Il primo ha evocato interferenze elettorali perché la vittoria di Trump è stata chiamata dopo appena mezz'ora, l'ex ambasciatrice ha fatto sapere di non volere più confronti con il governatore della Florida. Sulla costa est, tradizionalmente moderata e progressista, la musica potrebbe cambiare ma sarà ancora, sempre e comunque, un referendum su Trump che come ha scritto il New York Times, è tornato. O forse non se n'è mai andato davvero.