Non è ancora fatta, ma si tratta di un passo decisivo che segna una svolta nella battaglia di Mosul. Dopo oltre due settimane di assedio, infatti, le truppe irachene hanno annunciato di aver espugnato il borgo orientale di Gogjali, a poche centinaia di metri da una delle principali porte della città. La notizia è stata confermata sia alla Reuters che all’Ansa da fonti dell’esercito iracheno, da quelle forze speciali addestrate dagli americani che stanno guidando l’offensiva contro l’ISIS insieme ai curdi e alle milizie sciite Ashd al-Shaabi. Le incognite, però, continuano a gravare sulla tempistica della piena conquista della seconda città irachena. Innanzitutto il grande interrogativo sulla consistenza delle forze jihadiste, cinquemila secondo le analisi del Pentagono, ma sono cifre imprecise e sicuramente per difetto. Se è vero che in termini numerici è una battaglia senza scampo, bisogna dire che lo scenario urbano è comunque un incubo anche perché i seguaci di Al Baghdadi non seguono la logica dei militari e sono disposti a combattere fino alla morte. Come se non bastasse, bastano un paio di cecchini per rallentare l’avanzata di centinaia di soldati. A rendere lo scenario ancora più spaventoso, la totale assenza di scrupoli degli jihadisti a sfruttare i civili come scudi umani. Sempre secondo stime approssimative, sarebbero circa trentamila i civili impiegati a questo scopo e a orrore si aggiunge altro orrore. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, oltre trecento bambini soldato dell’ISIS sono stati uccisi in quattordici giorni di battaglia a Mosul. Intanto, la furia del Califfo nero si sta scatenando su altri fronti. Dopo i massacri di ex poliziotti iracheni, di civili accusati di essere delle spie, ora l’ISIS starebbe piazzando esplosivi in decine e decine di giocattoli e pupazzi che poi sparge per la città e villaggi, le terrificanti booby traps, studiate appositamente per mietere vittime tra i bambini.