Sono circa le 22 di ieri sera quando a Londra torna il terrore. Un van si abbatte a tutta velocità sui passanti al London Bridge, colpisce ferendole almeno venti persone e si contano anche alcuni morti, secondo la Polizia, sei. Subito dopo, i tre individui che erano a bordo del pulmino si spostano poche centinaia di metri più in là a Borough Market, entrano in un pub armati di coltelli da cucina lunghi una trentina di centimetri colpendo diverse persone. La Polizia uccide quindi gli attentatori in uno scontro a fuoco, una foto li mostra a terra con un rudimentale cinturone esplosivo addosso che si rivela falso. Ad attacchi ancora in corso, Scotland Yard twitta “run, hide, tell” (scappate, nascondetevi, riferite). Poche parole che danno il senso di quanto sta accadendo con gli ospedali del centro città che chiudono a chiave le porte per proteggere nel sonno i pazienti. Qualcuno afferma che gli jihadisti abbiano gridato “Questo è per Allah”. Qualcun altro dice di aver sentito degli spari e poi forti esplosioni, forse controllate dalla Polizia per far brillare i candelotti di dinamite; Polizia che ha fatto sgomberare la zona con le persone invitate a uscire dai locali con le mani sulla testa per evitare che eventuali terroristi potessero nascondersi tra loro. Quel che è certo è che a pochi giorni dal voto anticipato per il rinnovo del Parlamento, e soltanto un paio di settimane dopo la strage dei teenager di Manchester, l’Inghilterra fa nuovamente i conti con il terrore.