Bando migranti, Gorsuch: amareggiano i commenti di Trump

09 feb 2017
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“I commenti del Presidente sui giudici mi demoralizzano e mi amareggiano”. Era stato silente fino a ieri Neil Gorsuch, il giudice nominato pochi giorni fa da Donald Trump alla Corte Suprema per sostituire il defunto Scalia. Era stata una delle scelte più ponderate di Trump per ricostituire la maggioranza repubblicana in Corte, dove con Gorsuch i conservatori tornavano a essere cinque su nove. Ma queste sue parole, riferite da più fonti di stampa e mai smentite, rimescolano le carte in tavola. Certo, Gorsuch deve cercare la conferma del Congresso e sa che con l’ostruzionismo che i democratici stanno mettendo in campo non sarà semplice. Lo dimostra la conferma all’istruzione e alla giustizia di Betsy DeVos e Jeff Sessions, arrivate entrambi sul filo del rasoio. Questa sua presa di posizione, dunque, contro Trump potrebbe essere anche funzionale per ricercare il favore dei democratici, ma sta di fatto che arriva su un tema caldissimo. Le parole del Presidente che hanno amareggiato Gorsuch, infatti, erano mirate ai giudici da lui definiti politicizzati, che con le loro sentenze hanno congelato il suo ordine esecutivo con cui si mettono al bando migranti e rifugiati da sette paesi a maggioranza musulmana. Questione su cui si attende il parere ora della Corte d’appello di San Francisco, anche se le parti sono ugualmente motivate a ricorrere, appunto, alla Corte Suprema nel caso in cui non vedano soddisfatte le loro richieste. Mentre in casa la tensione sale, The Donald prova a farla abbassare fuori aprendo alla Cina. Ringraziando in una lettera il Presidente Xi Jinping, infatti, Trump ha auspicato di poter stabilire una relazione costruttiva, con toni ben più pacati di quelli usati in campagna elettorale, quando Pechino sembrava essere una delle principali cause dei mali economici degli Stati Uniti. Mentre a Washington è attesa oggi l’Alto Rappresentante della Politica estera dell’Unione, Federica Mogherini, che incontrerà fra gli altri il neo Segretario di Stato Rex Tillerson e il genero di Trump, Jared Kuschner, Consigliere speciale della Casa Bianca, dando di fatto il via ufficiale alle prime prove di dialogo, dopo svariati e rugginosi botte e risposte a distanza fra le istituzioni europee e la nuova amministrazione a stelle e strisce.

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