Concluso G7 Esteri, incentrato su Ucraina, Taiwan e Cina

18 apr 2023
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La guerra in Ucraina e il ruolo della Cina, la condanna nei confronti di chi sostiene Mosca, sono stati i temi nodali affrontati dalla tre giorni del G7 degli Esteri, conclusosi in Giappone. Soddisfazione da parte dell'Italia. "Soddisfatti anche della collaborazione forte che è emersa per quanto riguarda il futuro dell'Ucraina ma anche per quanto riguarda la situazione nell'Indo Pacifico, il Giappone è uno dei nostri principali interlocutori". I Capi della diplomazia dei sette grandi hanno ribadito il sostegno totale all'Ucraina, aggiungendo che qualsiasi risoluzione del conflitto delle garantire che la Russia paghi per i danni che ha causato. E' inoltre stato stigmatizzato che la minaccia della Russia di dispiegare armi nucleari in Bielorussia è inaccettabile. Nel comunicato finale del G7 si condannano con forza i crimini di guerra: "Non ci sarà alcuna impunità", si legge nel testo per la deportazione di ucraini compresi i bambini e per le violenze sessuali legate al conflitto, contro la popolazione". Quanto alla posizione della Cina nei confronti della Russia il G7 ha esortato Pechino ad avere un ruolo più attivo per la pace, almeno appiattito sulle posizioni di Putin. Anche la questione Taiwan ha creato attriti con il grande Paese Asiatico, i Ministri degli Esteri del G7 hanno sottolineato l'importanza di pace e stabilità nello Stretto di Taiwan e la loro opposizione all'uso della forza per cambiare lo status quo. Dura la risposta cinese: "Taipei è un affare interno della Cina che esclude interferenze esterne malgrado non siano ancora unificate le due sponde dello Stretto di Taiwan appartengono alla stessa Cina". Pechino ha criticato inoltre le conclusioni del G7 degli esteri, denunciando di essere stata calunniata e diffamata in modo maligno non ultima tiene banco a Bruxelles la questione del grano raggiunto un accordo che consentirà il transito dei prodotti agricoli verso l'Europa e quindi l'esportazione in Medio Oriente e Africa. Polonia, Ungheria e Slovacchia in segno di protesta nei confronti delle importazioni a dazio zero dall'Ucraina, avevano temporaneamente bloccato l'importazione.

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