Ancora 48 ore per decidere il destino della pillola abortiva. La salute e i diritti delle donne rischiano di restare incagliati nel ginepraio della giustizia federale americana. La Corte Suprema ha spostato alle 23:59, di venerdì prossimo, la scadenza per emettere un pronunciamento sulla commerciabilità del Mifepristone, il il farmaco utilizzato in più di metà delle interruzioni di gravidanza negli Stati Uniti, che un giudice di un Tribunale del Texas, nominato dal ex Presidente Trump, aveva cercato di proibire per presunti vizi di forma nel protocollo di approvazione avvenuto 20 anni fa. L'amministrazione Biden, sostenitrice della libertà di scelta, aveva immediatamente fatto ricorso in corte d'appello e la pillola era stata dichiarata disponibile, in attesa degli esiti di numerose battaglie legali. L'ultima parola spetta, però appunto, alla Corte Suprema a schiacciante maggioranza repubblicana che per ora sceglie di prendere ancora tempo. Entro venerdì potrebbe dar ragione al giudice texano restringendo l'accesso alla pillola, che tra l'altro viene utilizzata anche nel trattamento degli aborti spontanei, oppure rigettarne la decisione consentendone la somministrazione o ancora prendere ulteriormente tempo lasciando che le sentenze di grado inferiore impugnate tornino nuovamente ad essa perché le dirima con una sentenza e a quel punto, visto i tempi di calendarizzazione, si potrebbe arrivare all'autunno. Siamo pronti a una lunga battaglia, ha già fatto sapere la Casa Bianca, che sulla difesa di quel diritto si prepara ad infilzare i repubblicani nella prossima campagna elettorale. Secondo i sondaggi, infatti, l'aborto in America dovrebbe restare legale.