Un giorno di dolore e di rabbia. Per quanto successo un anno fa, per quanto iniziato subito dopo. Commemorazioni e proteste in tutta New York, dalla Columbia a Wall Street, a Time Square, a Rabbi Shmuley. Il rabbino più famoso d'America, come si definisce nella propria biografia, arringa i filo-israeliani: "non torneremo nelle camere a gas", dice. E poi: "il leader di Hamas è il nuovo Himmler". La sicurezza è attenta alle provocazioni verso eventuali contro manifestanti, severamente vietate. "Within our lifetime" è il più radicale tra i gruppi filo-palestinesi. Sostiene la lotta violenta contro Israele e appoggia di fatto la distruzione dello Stato ebraico. Lo guida Nerdeen Kiswani, piglio deciso e ciondolo a forma di kalashnikov. A Wall Street i manifestanti stendono un'enorme bandiera palestinese. Kiswani chiama alla preghiera. "Israele bombarda, l'America paga", intona la folla. "Morte ad Hamas", urla qualcuno. Una decina di contro manifestanti contesta la piazza, l'atmosfera si scalda in fretta, gli agenti invitano alla calma, la polizia è presente in forze ma interviene con efficiente cautela. Alla fine il corteo si muove verso Nord. L'idea è quella di arrivare a Time Square, a ridosso dei filo-israeliani. A 10 isolati dalla meta, però, il cambio di programma. Troppe minacce, sostengono i manifestanti. Una tregua finalmente. Almeno qui.