Accuse reciproche sul più importante palco mondiale, ma dietro le quinte si tratta. Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite va in scena la migliore rappresentazione dell'eterno conflitto tra Stati Uniti e Russia. Nella riunione pubblica chiesta da Washington, e che Mosca ha cercato senza successo di bloccare definendola un club di gente che si preoccupa di cose decise dagli americani, l'Occidente denuncia una imminente invasione russa della ex repubblica sovietica di Ucraina, ai cui confini sono stati schierati 130 mila soldati con la prospettiva, secondo l'intelligence statunitense, di altri 30 mila in Bielorussia. Secondo il Cremlino, che rivendica di poter posizionare le sue truppe dove gli pare sul suo territorio, sono gli Stati Uniti che stanno mettendo a rischio la sicurezza globale con la loro isteria, opinione peraltro paradossalmente condivisa anche dal Presidente ucraino Zelensky, che ha chiesto aiuto contro Putin, ma non vuole allarmare il suo popolo al punto da perdere la poltrona. La Cina si è schierata con Mosca contro quella che ha definito la diplomazia del megafono, sostenendo che sia più proficuo abbassare i toni e parlarsi lontano da orecchie indiscrete. Cosa che Stati Uniti e Russia, infatti, continuano comunque a fare. Dal Cremlino hanno risposto per iscritto alla contro proposta di mediazione americana avanzata nei giorni scorsi per garantire una stabilità geostrategica tra Alleanza Atlantica e Federazione Russa: oggi ne discuteranno personalmente il Segretario di Stato Blinken e il Ministro Lavrov. In pubblico, invece, il Presidente Biden chiarisce di essere pronto a qualunque opzione e, per rassicurare gli alleati europei che temono di essere lasciati al freddo se Putin chiude loro i rubinetti del gas, riceve alla Casa Bianca l'Emiro del Qatar, disponibile, dietro adeguato compenso, ad aprire i suoi.