Come spesso capita al culmine della tensione c'è chi inizia a socchiudere la porta ad una possibile via d'uscita, chi vuole mantenere alta la soglia di attenzione. Così nelle ultime ore abbiamo assistito a segnali opposti. Il Ministro degli Esteri russo ha affermato, parlando con Putin, che vede spiragli per un negoziato, ha anche comunicato che parte delle truppe russe, impegnate in minacciose esercitazioni in Bielorussia, hanno finito il loro compito e tornano a casa. Il cancelliere tedesco Scholz, in visita a Kiev, ha affermato che l'adesione dell'Ucraina alla Nato ora non è all'ordine del giorno e lo stesso governo ucraino, pur confermando che la volontà di aderire all'Alleanza Atlantica è nella costituzione dello stato, ha fatto capire che potrebbe non essere una questione imminente. Gli Stati Uniti invece continuano a tenere un tono duro e allarmato, del resto le truppe russe attorno all'Ucraina sono circa 150.000, un numero enorme e minaccioso che ha scatenato una massiccia mobilitazione da parte dell'esercito di Kiev. Secondo il Dipartimento di Stato Putin non avrebbe ancora preso la decisione finale. Washington ha comunque però annunciato di aver deciso di chiudere l'ambasciata Usa a Kiev e di aver spostato il personale a Leopoli, è stata disposta anche la distruzione di alcuni PC in caso di invasione russa. Secondo la CNN la Casa Bianca avrebbe anche informato ufficialmente il presidente ucraino Zelensky di ritenere probabile per mercoledì un attacco russo, una tattica che mette pressione non solo a Mosca ma anche a Kiev, che già paga i costi del pericolo di una guerra imminente.