Tre bianchi condannati per l'omicidio di un nero. Poteva essere l'ennesimo processo al razzismo è stato invece fortunatamente solo un processo per un delitto insensato. Travis e Gregory McMichael e William Bryan sono stati giudicati colpevoli da una giuria formata da 11 bianchi e un afroamericano, di aver ucciso lo scorso anno a Brunswick in Georgia il 25enne Ahmaud Arbery. In un assolato pomeriggio di febbraio il ragazzo era andato a fare jogging dietro casa, lungo la strada tra uno sprint e l'altro si era messo a curiosare in un'abitazione in costruzione facendo insospettire alcuni vicini i quali l'hanno seguito, armati di fucili e pistole e siccome quello non si fermava gli hanno sparato. In tribunale i tre hanno provato a difendersi sostenendo che il ragazzo era, appunto, sospetto. L'accusa ha avuto gioco facile a dimostrare che di sospetto non stava facendo un bel niente, anche perché tutto era stato ripreso da telecamere e telefonini. In un Paese in cui la ferita del razzismo non si riesce a rimarginare, dove una persona di colore a un multiplo delle probabilità che ha un bianco di essere ammazzato, anche dalla Polizia nelle circostanze più assurde, dov'è un attimo che le città s'infiammano di proteste, ma dove pochi giorni fa un processo ha assolto il giovane giustiziere che aveva mitragliato due attivisti pro-afroamericani e l'ex Presidente si è subito precipitato a congratularsi, era facile che in tribunale anche questo diventasse un processo politico. Dentro l'aula però quel tasto non è stato toccato, ma a febbraio i tre dovranno affrontare un altro procedimento federale per crimini d'odio. La lotta per la giustizia razziale, ha detto il Presidente Biden, è una strada ancora lunga.