Un mutevole duello verbale scandisce le ore. “Le parole di pace di Donald Trump non sono credibili” scrive l'ambasciatore iraniano all'ONU in una lettera al Segretario generale Antonio Gutierrez. L'Iran non crede che gli Stati Uniti siano pronti alla pace con chiunque lo desideri, non dopo avere aperto quella che viene definita un'escalation di tensioni, culminata con l'uccisione del comandante Qassem Soleimani. “Le sanzioni economiche degli USA non consentono l'apertura di un dialogo” si scrive nella lettera “che, nonostante il tentativo di placare i toni, resta teso.” Trump ha comunicato di apprezzare l'avvertimento dell'Iran, che ha anticipato l'operazione Soleimani Martire poco prima dell'attacco missilistico contro le basi irachene di Al-Assad e Arbil. Nessuna vittima, né tra i militari statunitensi né tra quelli italiani. Una risposta considerata dall'inviato alle Nazioni Unite misurata e proporzionata contro la base aerea americana in Iraq, da cui è stato lanciato un attacco definito codardo contro il Martire Soleimani. Una dimostrazione unica della potenza della capacità militare dell'Iran per Alì Jafari, comandante dei Guardiani della rivoluzione. L'Iran comunica attraverso il diplomatico di non avere alcuna intenzione di entrare in guerra, mentre il comandante delle forze aeree dei Guardiani, Amir Ali Hajizadecg, chiarisce che gli attacchi missilistici contro obiettivi americani in Medio Oriente continueranno sino a che le truppe USA non se ne andranno. Quanto ai raid della notte, erano unicamente mirati a danneggiare equipaggiamenti militari e non a uccidere. “L'Iran non avrà mai armi nucleari fino a che sarò al potere” ha garantito Trump nel discorso alla Nazione, soddisfatto per aver eliminato quello che l'Intelligence ha individuato come pericoloso terrorista, soluzione non condivisa dal Congresso.