“Negli ultimi dieci anni sono stati uccisi quasi 100.000 elefanti in Africa. Gli animali sono vittime del bracconaggio e del commercio d’avorio”. Quello lanciato a livello internazionale contro lo sterminio degli elefanti è un appello ancora inascoltato. I numeri, tuttavia, parlano chiaro. Secondo l’ultimo rapporto dell’Unione mondiale per la conservazione della natura, la presenza di questi animali è diminuita notevolmente tra il 2006 e il 2015, passando da 500.000 esemplari a 415.000. In Tanzania, nell’arco del decennio, sarebbe stato ucciso il 60 per cento degli elefanti esistenti. Secondo gli esperti, con i ritmi attuali, l’elefante africano potrebbe estinguersi nel giro dei prossimi dieci anni. Per limitare questo massacro, si è svolta a Johannesburg la Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali a rischio. Si è deciso che la misura più urgente da adottare consiste nello stroncare il commercio internazionale dell’avorio che si ricava dalle zanne degli elefanti. Ufficialmente, il traffico di questo materiale è stato bandito nel 1989. In Oriente, però, l’avorio è sempre più richiesto e il suo commercio prosegue anche in alcuni Paesi europei. L’Italia, con un’iniziativa del Governo, ha aderito alla campagna internazionale di distruzione dell’avorio. Lo scorso marzo, il Ministro dell’ambiente Galletti organizzò l’Ivory Crush, una manifestazione simbolica per dire “no” ad un traffico internazionale che sta distruggendo un’intera specie animale.