La lotta per l'affluenza in un'elezione così serrata da spingere entrambi i candidati a ribadire di continuo che ogni voto conta, passa anche per un'ondata di 147 referendum indetti in 41 stati sulle questioni scottanti della campagna elettorale. Dal diritto all'aborto ai migranti, dal salario minimo alla legalizzazione della marijuana, che servono essenzialmente ai partiti per polarizzare lo scontro e portare la propria gente a votare. Soprattutto negli stati chiave come fece George Bush in Florida nel 2004 con il referendum contro i matrimoni gay. Questa volta a farla da padrone è l'aborto con quesiti per espandere o restringere l'accesso all'interruzione di gravidanza presentati in 10 stati, tra cui Arizona e Nevada, decisivi per la corsa alla Casa Bianca. Quasi tutti sono presentati dei democratici per abrogare leggi restrittive o per inserire il diritto alla libertà riproduttiva nelle costituzioni dei singoli stati e impedire futuri blitz da parte di maggioranze repubblicane. C'è poi sempre in Arizona Swing State, è stato di confine, un referendum sulla questione migranti, importante perché la lotta all'immigrazione è centrale nella campagna di Trump che ha promesso di usare l'esercito per espellere 11 milioni di immigrati senza documenti. Qui i repubblicani propongono di dare alla polizia il diritto di arrestare, incriminare e deportare chi attraversa illegalmente il confine con il Messico. Stesso scopo anti migranti in altri otto stati dove si voterà per garantire che solo i cittadini americani partecipino alle elezioni. Visto che l'economia e l'inflazione restano al centro delle preoccupazioni degli elettori, ecco poi in quattro stati i referendum per l'aumento del salario minimo. Infine altri quattro stati voteranno per la liberalizzazione della marijuana in un paese in cui metà degli stati ne hanno già legalizzato l'uso ricreativo o medico. Con questi referendum i due partiti sperano di mobilitare la propria base e alzare l'affluenza a proprio vantaggio.