Esce "Spera", autobiografia di Papa Francesco

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4 giorni fa

Il libro della mia vita è il racconto di un cammino di speranza. Parole scritte di suo pugno da Papa Francesco nella prima autobiografia della storia di un pontefice. Inizialmente sarebbe dovuta uscire solo dopo la sua morte ma il Giubileo ha cambiato i programmi, regalando questo testo intimo e personale del Papa. Edito da Mondadori, scritto con Carlo Musso, il racconto della vita di Bergoglio non può che ruotare intorno alla speranza, a partire dal titolo "Spera". Racconta di sé, della sua famiglia, di come tanta vita lo abbia reso ciò che è oggi. Il primo viaggio a Lampedusa da pontefice, per esempio, improvviso e non programmato ma nato dall'esigenza della sua storia. "Dovevo farlo, anch'io ero nato in una famiglia di migranti, scrive, e avevo conosciuto la sorte di chi resta senza nulla. Anch'io avrei potuto essere tra gli scartati di oggi." Affronta i temi che gli stanno più a cuore Papa Bergoglio, in primis appunto, gli scartati e i conflitti che insanguinano il mondo. Bergoglio scrive. Che cos'è la guerra? Io l'ho imparato da mio nonno Giovanni da bambino. Che cosa lascia una guerra, si chiede. La sua macabra contabilità, innanzi tutto ed è tristemente realistica questa affermazione. Nelle pagine di "Spera" c'è la storia di Jorge Mario, della sua famiglia, partendo dai nonni, al matrimonio dei suoi genitori, alla sua nascita, alla sua crescita, fino all'elezione al Soglio Pontificio. "Fratelli e sorelle, buonasera." Racconta di quel buonasera che ha catturato subito molti, detto la sera della sua elezione il 13 marzo del 2013. Ho salutato perché quella piccola parola di cui non ci accorgiamo quasi, scrive, significa dichiarare la nostra cura, la nostra attenzione e infine l'amore per l'altro. E torna a quei suoi primi giorni da Pontefice, quando ha scelto di vivere nell'appartamento di Santa Marta e non nel Palazzo Apostolico perché lì si entra col contagocce e io e questo è il punto senza gente non posso vivere, scrive. Tocca anche temi scomodi che ha condannato con forza, per esempio, durante il viaggio apostolico in Belgio, gli abusi sessuali fatti da uomini di Chiesa. Bisogna vergognarsi, le vittime devono sapere che il Papa è dalla loro parte. E poi chiude con quella speranza con cui apre e con una domanda. Quando c'è il noi comincia la speranza? No, scrive Papa Francesco. Quella è incominciata già con il tu. Quando c'è il noi comincia una rivoluzione e qui c'è tutto Bergoglio.