Non è WikiLeaks, non è il caso Snowden, ma è, come minimo, un brutto imbarazzo. Una miniera di informazioni, indiscrezioni, analisi di Intelligence sulla guerra in Ucraina e oltre, elaborate dal Pentagono, sono finite online alla luce del sole, mettendo in crisi alcune delle relazioni più importanti per la Casa Bianca. Si scopre così, per esempio, che i generali americani hanno molti più dubbi di quanti abbiano, finora, pubblicamente espressi, sulle capacità militari ucraine e soprattutto sulla loro possibilità di riconquistare i territori presi dai russi. Il Segretario di Stato e quello alla Difesa hanno dovuto metterci una pezza e telefonare a Kiev per rassicurarla. Le informazioni trapelate sul conflitto in Europa non sono tali da compromettere le operazioni alleate, ma aprono squarci interessanti. Come il piano dell'Egitto, che ha subito smentito, per produrre e consegnare a Mosca in gran segreto 40 mila razzi o il declino dell'esercito regolare russo in favore dell'armata privata Wagner, una compagnia di ventura già molto attiva nel contrastare gli interessi americani in Africa e che starebbe cercando di infiltrarsi, per fare altrettanto, anche ad Haiti a due passi dagli Stati Uniti. Le rivelazioni che a quanto pare circolavano in ambienti poco noti del web da almeno tre mesi, scoperchiano poi lo spionaggio americano anche nei confronti degli amici, una cosa che tutti fanno ma nessuno può ammettere. Washington sa, quindi, che il Mossad, il servizio segreto israeliano, ha infiltrato agenti nelle proteste antigovernative del mese scorso e che la Corea del Sud faceva resistenze sugli aiuti all'Ucraina, per paura che diminuissero l'assistenza per se stessa. La caccia alla talpa, che ha fotografato e messo online le centinaia di documenti classificati, alcuni al più alto grado di segretezza, è già partita.