Il governo giapponese ha deciso: la Tepco, la società che gestisce alcune tra le più importanti centrali nucleari del Giappone, tra le quali quella di Fukushima, potrà scaricare l'acqua contaminata sinora accumulata, oltre un milione di tonnellate, nell'oceano. Una decisione che da tempo era data per scontata e che ha avuto il nulla osta della AIEA, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, ma che era stata fin qui rinviata a causa dell'opposizione delle comunità locali, preoccupate per l'impatto sulle attività produttive ed in particolare della pesca. E dei paesi vicini, primi fra tutti Cina e Corea, che infatti hanno già protestato ufficialmente per "un gesto arrogante e irresponsabile, che viola le convenzioni internazionali sulla protezione dei mari". Lo sversamento inizierà tra due anni, avverrà in modo graduale, ha spiegato il governo in un comunicato ufficiale, precisando che l'acqua sarà già depurata dalla maggior parte dei radionuclidi più dannosi e conterrà solo tracce di trizio, un isotopo dell'idrogeno a bassa radioattività e dall'emivita relativamente breve, circa 12 anni. Di parere contrario Greenpeace che, in un suo comunicato, denuncia la scarsa trasparenza dei dati, sostenendo che l'acqua conterrebbe anche carbonio-14, un isotopo che può provocare addirittura mutamenti del DNA. "Non è vero che non c'erano altre soluzioni e che lo spazio per lo stoccaggio stia per esaurirsi" sostiene Greenpeace. "Il Governo giapponese ha semplicemente scelto la via più semplice e meno costosa ma anche la più dannosa per l'ambiente e per la popolazione dell'intera regione".