Fame, giustizia, diritti. I grandi del mondo devono ancora arrivare, ma la spiaggia di Copacabana è già diventata il palcoscenico di proteste che vogliono dettare l'agenda del G20 sotto presidenza brasiliana. A partire da quella condivisa con il padrone di casa. Così tra la sabbia compaiono 733 piatti vuoti a simboleggiare i 733 milioni di esseri umani che nel 2023 hanno sofferto la fame. Mentre si chiude il G20 Social Summit, l'iniziativa verrà battezzata all'inizio dei lavori del G20 vero e proprio. Intanto indica il tono di questa due giorni dedicata ai dossier dell'inclusione sociale, transizione green, riforma della governance globale. Tema particolarmente sensibile in un momento di trasformazione con nuovi protagonisti e nuovi forum, a partire dai BRICS. A Rio de Janeiro tra imponenti misure di sicurezza ne parleranno i leader che rappresentano l'85% del Pil mondiale e il 75% del commercio planetario, spesso avversari e a volte anche nemici. Dagli Stati Uniti alla Cina con in agenda alla vigilia l'ultimo bilaterale tra Joe Biden e XI Jinping, passando per la Russia rappresentata dal Ministro degli esteri Sergei Lavrov. Voci distinte e spesso distanti, così il negoziato sulla Dichiarazione finale è ancora aperto. L'obiettivo è raggiungere un linguaggio condiviso ma le divergenze sono su diversi fronti, in primis guerra in Ucraina e conflitto in Medio Oriente.