Abu Mohammad Al-Addad è ancora coperto dalla polvere delle macerie quando lancia il suo appello, racconta da sopravvissuto il bombardamento delle ultime ore nel campo profughi di Maghazi, nella zona centrale della striscia di Gaza, denunciando come gli attacchi israeliani non distinguono tra civili anziani, donne, bambini o anche neonati. Questa donna si trova il centro dell'Unicef di Deir al Balah in braccio tiene sua figlia Misk. Spiega che la sua evidente malnutrizione è dovuta ai tanti sfollamenti subiti che hanno condannato la sua famiglia ad uno stato di profonda indigenza. Secondo le Nazioni Unite l'assistenza sanitaria ormai sull'orlo del collasso totale a causa dei continui attacchi israeliani contro gli ospedali ed è sempre più grave la situazione nei campi profughi, dove mercoledì scorso è morto di freddo un altro neonato il settimo nel giro di pochi giorni.