Ad un anno e mezzo dal 7/10/2023 quel sabato che ha visto Hamas sferrare uno degli attacchi più feroci di sempre in Israele e conseguentemente l'inizio della guerra a Gaza, il conflitto all'interno della striscia non accenna a placarsi. Un conflitto che negli ultimi 18 mesi, secondo i dati forniti dal Ministero della Salute dell'enclave, affiliato al gruppo Hamas, che controlla la striscia, ha causato la morte di oltre 50.700, di cui quasi 1.400 solo nelle ultime tre settimane, ovvero da quando Israele ha ripreso le operazioni militari sul territorio, rompendo di fatto unilateralmente il cessate il fuoco raggiunto con fatica a metà gennaio. Mentre i soldati dello Stato ebraico avanzano, preoccupa la situazione umanitaria in una striscia dove manca acqua, manca cibo, mancano medicine, dove il 65% del territorio, come afferma l'ONU, è soggetto a restrizioni, divieti e ordine di evacuazione, rendendo estremamente difficile qualsiasi operazione umanitaria. Si protesta a Gaza in rare manifestazioni di dissenso contro la leadership di Hamas, così come si continua a protestare in Israele contro il governo di Benjamin Netanyahu, a cui si chiede la fine della guerra e il ritorno degli ostaggi israeliani, mentre il leader di Likud, è volato a Washington per parlare con il presidente americano Donald Trump, di dazi, Iran, minaccia del nucleare e della crisi a Gaza. Intanto l'appello per un immediato ritorno al cessate il fuoco nella striscia arriva dal presidente francese Emmanuel Macron, quello egiziano Abdel Fattah al-Sisi e Re Abdallah II di Giordania, dopo un vertice trilaterale tenutosi lunedì al Cairo e dopo una telefonata a quattro, con Donald Trump, voluta e organizzata da Macron, per discutere della situazione nell'enclave palestinese. Nelle prossime ore Macron visiterà anche Al-Arish, città egiziana a 50 chilometri dalla striscia, dove vengono raccolti gli aiuti umanitari che dovrebbero entrare nell'enclave palestinese, ma che sono bloccati dal 2 marzo per decisione di Israele. .