La Georgia, all'indomani di un voto elettorale contrastato, si sveglia ancora più lacerata. Il clima è incandescente: la commissione elettorale, sconfessata dall'opposizione, decreta la vittoria, con il 54% dei voti, del Sogno Georgiano, partito populista al potere dal 2012, controllato dal miliardario Bidzina Ivanishvili che vuole un Paese lontano dall'Unione Europea e sempre più alleato della Russia. Per lo schieramento che riunisce i partiti dell'opposizione, fermo secondo la commissione elettorale governativa al 37,5%, quel risultato è un furto, un imbroglio, un risultato manipolato, tuona la presidente Salomè Zourabichvili, leader della grande coalizione filo-occidentale ed europeista. Vengono denunciati brogli, intimidazioni, pressioni sugli elettori e compravendita di voti. Gli stessi osservatori internazionali dell'OSCE parlano di evidenti violazioni e irregolarità. Il voto per il rinnovo del Parlamento è un voto che traccia il futuro geopolitico della Georgia e il suo posto, fuori o dentro l'Europa. Bruxelles ha già congelato il processo di adesione dopo il varo di due leggi liberticide, definite "leggi russe". Gli osservatori OSCE presenteranno il loro responso sulla correttezza del voto, mentre l'opposizione invoca il riconteggio delle schede e promette battaglia, già annunciate manifestazioni ad oltranza. Come la Georgia, in queste ore anche la Moldavia rappresenta un punto nevralgico su cui si gioca la sfida tra Russia e Occidente. Domenica scorsa nel referendum sull'adesione all'Unione Europea, il sì ha vinto per un soffio, ora si attende il 3 novembre il ballottaggio per eleggere il nuovo Presidente: la sfida è tra la Presidente uscente filoeuropea, Maia Sandu, e Alexandr Stoianoglo, candidato filorusso.