È passato un anno dal primo e ultimo accordo tra Israele e Hamas che aveva riportato a casa oltre 100 ostaggi e liberato centinaia di prigionieri palestinesi. Ma ad oggi, lamentano le famiglie degli ostaggi, di cessate il fuoco non se ne parla quasi più. Nella Knesset ebraica gli argomenti sono altri: da una parte il primo ministro Netanyahu, che chiede un nuovo rinvio di due settimane della sua udienza per accuse di corruzione citando impegni legati alla guerra in corso, dall'altro l'approvazione all'unanimità del futuro ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Yechiel Leiter, famoso esponente politico del movimento dei coloni nella Cisgiordania. Fuori del parlamento suonano le sirene dell’Iron Dome nel Nord e nel Centro del paese. Oltre 250 razzi lanciati da Hezbollah impattano in varie località, incluso un sobborgo di Tel Aviv lasciando gravemente ferito un sessantenne. Una risposta ai bombardamenti di 24 ore prima a Beirut che hanno ucciso circa 30 persone in pieno centro. In Libano si trova il capo della diplomazia europea, Borell, che chiede un cessate il fuoco immediato e promette aiuti per rafforzare le istituzioni e l'esercito libanese. Secondo il premier Mikati però i bombardamenti israeliani a Tiro, dove è morto un soldato libanese, sono la prova che Israele non ha intenzione di trattare con il governo di Beirut. L'esercito israeliano conferma anche dei bombardamenti alla frontiera tra Libano e Siria, accusando i due governi di non fare abbastanza per fermare il passaggio di armi dell'Iran verso Hezbollah. Negli Emirati Arabi arrestate tre persone sospettate di essere gli assassini del rabbino Zvi Kogan, scomparso giovedì scorso e ritrovato morto.