Cadono oggi i 1.000 giorni di guerra, 1.000 giorni dall'inizio dell'invasione su larga scala che ha portato inizialmente i russi alle porte di Kiev, salvo poi essere respinti dalla resistenza Ucraina tra Bucha e Irpin, la cui liberazione svelò la brutalità dell’occupazione russa. Il bilancio dei morti e dei feriti di questi 1.000 giorni è sconosciuto, perché entrambe le parti lo tengono segreto. Si parla, in totale, di circa un milione tra morti e feriti sommando i caduti russi e quelli ucraini. Un’ecatombe. A Kiev, che in questi tre anni è stata colpita da 2.500 missili e droni, in piazza Maidan, ogni bandiera piantata da un familiare rappresenta un militare caduto. I morti sono tanti, troppi, più di quanti la società ucraina fosse pronta a sostenerne. E infatti, oltre alle armi occidentali, all’Ucraina ormai da mesi mancano soprattutto gli uomini per combattere. Il Presidente Zelensky, dopo essere stato ieri in prima linea tra chi difende la città di Pokrovsk in Donbass, è andato a salutare le truppe a Kupyansk, altra città sulla linea del fronte nella regione di Kharkiv, riconquistata dagli ucraini dopo 6 mesi di occupazione russa e ora nuovamente sul punto di cadere. “Dobbiamo costringere la Russia a una pace giusta con la forza”, ha ribadito Zelensky in occasione dei 1.000 giorni di guerra, mentre denunciava l’ennesimo bombardamento russo su Sumy, dove è stato colpito un dormitorio scolastico, anche qui con morti e feriti. Il Ministero degli Esteri fa eco al Presidente e scrive che l’Ucraina non si sottometterà mai agli occupanti. A ricordare i caduti di questi 1.000 giorni è anche il Comandante in Capo delle Forze Armate ucraine, Oleksander Syrsky, che sottolinea come in questi 1.000 giorni gli ucraini abbiano combattuto una battaglia difficile e feroce per la propria esistenza su un fronte che si estende per oltre 1.000 chilometri. “Memoria eterna per tutti coloro che sono morti in questa guerra", scrive il Generale.