Vi togliamo la luce. La vendetta arriva dal cielo. La Russia ha lanciato nella notte uno dei più potenti attacchi missilistici contro le strutture elettriche del Ucraina dall’inizio del conflitto. Un centinaio tra missili e droni che hanno colpito e danneggiato le centrali termiche e idroelettriche delle regioni centrali e occidentali. La difesa antiaerea ha intercettato 84 dei 99 attacchi ma comunque tre centrali sono state gravemente danneggiate nelle regioni di Dnipro, Poltava e Cherasky. Interruzioni di energia e orari di spegnimento sono state già programmate nelle centrali di Dnipro e Kharkiv. Già prima di questo attacco, a causa dei bombardamenti degli ultimi giorni, più di un milione di ucraini viveva senza energia elettrica. L’attacco russo nella notte è stato così intenso e potente da preoccupare anche la vicina Polonia, che vista l’intensa attività dell’aviazione russa contro l’Ucraina, ha fatto subito decollare i propri caccia per monitorare lo spazio aereo polacco mentre frammenti di un drone abbattuto sono caduti anche in territorio romeno. La preoccupazione della Polonia emerge con forza dalle parole del premier Tusk, che ieri ha parlato apertamente della guerra in Europa come di un pericolo reale. Ma non siamo pronti ha aggiunto Tusk, se Kiev perde nessuno di noi sarà più al sicuro. Intanto da Mosca si strutturano le accuse all’Ucraina per l’attentato dell’Isis al Crocus City Hall. Anche il comitato investigavo russo che indaga sulla strage ha adottato la linea del Cremlino dicendo di avere prove di connessioni tra i terroristi e i nazionalisti ucraini, che avrebbero fornito ingenti finanziamenti al commando dei tagiki. La pista ucraina è stata per prima indicata da Putin nelle ore immediatamente successive all’attacco, e adesso anche la Turchia sposa la linea del mandante esterno: per Ankara l’attentato non sarebbe stato possibile senza il sostengo dell’intelligence di qualche paese straniero, l’Isis non sarebbe stato in grado di organizzare tutto da solo, tali azioni hanno uno sponsor. Una linea, quella del mandante esterno, già bollata come propaganda sia dall’Ucraina che dagli Stati Uniti.