L'accordo è siglato, ma a Gaza si continua a morire e mentre nella Striscia si festeggia la fine, almeno temporanea dell'incubo, c'è chi continua a piangere le vittime del conflitto. Tamer Abu Shaaban era lo zio della piccola uccisa da un razzo mentre stava giocando nel cortile di una scuola trasformata in un rifugio per sfollati. È stata uccisa da una scheggia che le ha spezzato la schiena. Perché la tregua inizia domenica e ci sono ancora tre lunghi giorni in cui le operazioni proseguiranno. La rabbia però non è solo tra gli abitanti di Gaza, che ancora subiscono gli attacchi dell'IDF, è anche tra gli israeliani che hanno perso qualcuno il 7 ottobre, come Yehoshua Shani, padre di Ori Mordecai, soldato ucciso nell'attacco di Hamas, e nelle sue parole non c'è traccia speranza, né gioia. intanto, per le strade di Gerusalemme sfila un finto corteo funebre, con le bare degli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Una delle tante proteste dell'ala più oltranzista dello Stato ebraico, ostile ad ogni accordo con i terroristi palestinesi. La polizia è costretta ad intervenire. Se però è vero che non tutti festeggiano, bisogna dire che il sentimento dominante, da una parte e dall'altra del confine, è soprattutto di chi vede la fine di un incubo. Khan Younis, al centro della Striscia di Gaza, è ridotta ormai a un cumulo di macerie. Impossibile pensare a un futuro qui.