La vendetta dell'Iran era stata annunciata e puntuale è arrivata nella notte sotto forma di potenti bombardamenti con missili balistici su Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, e su Idlib in Siria. Ad essere colpiti, secondo i guardiani della rivoluzione, sono ad Erbil un quartier generale del Mossad, servizio segreto israeliano, responsabile secondo Teheran, degli omicidi mirati dei comandanti iraniani. Qui è stata colpita una zona residenziale e ci sarebbero diverse vittime civili. Pronta è arrivata la protesta dell'Iraq che ha richiamato il proprio Ambasciatore a Teheran e condannato la violazione della propria sovranità. In Siria l'obiettivo sono stati invece i luoghi in cui si ritrovavano i comandanti dell'Isis ad Idlib come risposta a due attentati di cui il più grave quello di inizio gennaio contro la folla a Kerman, intorno alla tomba del generale Suleimani, ucciso in un raid USA durante la presidenza Trump, i morti furono più di 90 con decine di feriti. Per Teheran i bombardamenti, condannati dagli Stati Uniti come irresponsabili, mirano invece a combattere il terrorismo e a punire chi minaccia la sicurezza nazionale. Le stesse motivazioni con cui vengono giustificate, di solito, le azioni militari israeliane o americane. Ma l'Iran è dall'altra parte dello scacchiere geopolitico, alleato della Russia, cui fornisce armi per l'Ucraina e soprattutto è la potenza che sostiene gli Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen e Hamas nella striscia di Gaza e condanna a sua volta regolarmente le azioni di Israele a Gaza o quelle degli Stati Uniti in Yemen. Con questi attacchi Teheran, rimasta per ora nelle retrovie del conflitto mediorientale, fa per la prima volta fa intravedere la propria enorme potenza militare, mandando un chiaro segnale ai propri nemici.