Il centro della città sventrato dai missili, i pompieri ancora al lavoro con le frese che combattono per riportare alla luce i resti umani seppelliti sotto i cumuli di macerie dei palazzi di Chernihiv. La scena è immutata da 24 ore, da quando i missili russi hanno colpito un complesso residenziale nella storica città ucraina. Investita dalla furia russa all'inizio conflitto, era stata poi risparmiata dopo la riconquista di Kiev. Il raid di Mosca è per certi aspetti la risposta al successo ucraino che ha colpito la penisola di Crimea contro la base aerea di Dzhankoy, uccidendo decine di militari russi. Oppure allo sciame di droni che hanno colpito e danneggiato la fabbrica di aerei Tupolev in Tatarstan, a oltre 1.000 km da Kiev. E mentre la diplomazia discute su come fermare la carneficina in corso da più di 2 anni in Ucraina, cominciano a emergere cifre che danno il senso della tragedia che si sta consumando poco lontano dai nostri confini. Il numero di soldati dell'Armata russa morti in questo conflitto sarebbero, secondo calcoli effettuati incrociando notizie provenienti da fonti ufficiali e dalla rete, circa 50.000, con un incremento del 25% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. La conferma che, anziché divenire un conflitto dormiente, la guerra ucraina si sta invece avvitando in una spirale di violenza inarrestabile. Tanto che la Gran Bretagna nel descrivere la strategia di Mosca ha usato l'espressione "tritacarne", rappresentato dalla massa umana che viene sacrificata in uno scontro senza interruzione. Anche se, più che da terra, il pericolo principale sembra provenire sempre più dal cielo. L'esercito russo ha infatti annunciato di avere intercettato due missili Tochka, 20 droni e 16 razzi su tre regioni del paese nelle prime ore della mattinata.