Una visita per certi versi obbligata, ma non solo di cortesia. L'ex premier olandese Mark Rutte, dopo il passaggio di consegne con Jens Stoltenberg, ha compiuto il suo primo viaggio all'estero da segretario generale della NATO e non a caso ha scelto l'Ucraina. Non solo per manifestare la sua vicinanza al paese, come poi ha ribadito nel corso della conferenza stampa, ma anche perché l'Ucraina è, fin da prima del suo mandato come segretario, un punto cardine della sua visione politica. Il sostegno a Kiev è quindi fuori discussione, il suo ingresso nell'alleanza pure. Il percorso dell'Ucraina verso la NATO è irreversibile, ha detto in compagnia di Zelensky, e l'Ucraina non è mai stata così vicina alla NATO. La Russia non ha né voto né veto in merito, ha concluso ricordando come sia la quinta volta che si reca a Kiev a riprova del suo sostegno. Tanta determinazione fa il paio con quella di Zelensky che fin dall'inizio del conflitto ha chiesto un aiuto consistente all'Occidente e con il nuovo segretario della NATO è tornato alla carica con un elenco di richieste. Ha illustrato il piano per la vittoria sulla Russia e ha discusso anche della situazione sul campo di battaglia. Una situazione che presenta molti aspetti preoccupanti come la caduta della città di Vuhledar, l'offensiva del Kursk impantanata, il dominio incontrastato dei cieli da parte di Mosca. E su questo punto Zelensky ha lanciato la sua proposta. Una sorta di Iron Dome occidentale. "Vediamo come in Medioriente sia possibile proteggere la vita delle persone grazie all'unità degli alleati. L'abbattimento congiunto dei missili iraniani non è diverso dall'abbattimento dei missili russi, dall'abbattimento degli Shahed iraniani che uniscono i regimi russo e iraniano.