I caccia israeliani bombardano una scuola dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi nel campo profughi di Nuseirat nel centro della Striscia di Gaza, uccidendo decine di persone. Secondo l'esercito con la Stella di David, il complesso sarebbe stato utilizzato da Hamas per ospitare membri della forza d'elite Nukhba, che prese parte all'attacco terroristico del 7 ottobre scorso. Versione opposta quella del movimento islamista palestinese, che parla di un orribile massacro, perché a morire sarebbero stati solo civili innocenti. Mentre l'Alto Rappresentante dell'Unione Europea, Josep Borrell, chiede un'indagine indipendente sull'attacco alla scuola, i negoziati per una tregua si fanno sempre più complicati. Ismail Haniyeh, il capo dell'ufficio politico di Hamas, ribadisce che la fazione islamista tratterà seriamente solo un cessate il fuoco che si basi sulla fine della guerra e il ritiro dell'esercito israeliano dalla Striscia di Gaza. Israele, però, dichiara di non aver ancora ricevuto una risposta ufficiale dall'organizzazione terroristica, che secondo fonti egiziane, dovrebbe comunicare la propria posizione nei prossimi giorni. A spingere perché le parti raggiungono al più presto un accordo sulla base della road map, in tre fasi, delineata dall'Amministrazione americana di Joe Biden, insieme agli Stati Uniti, ci sono altri 16 Paesi, tra cui Francia, Spagna e Germania, i cui connazionali sono ancora ostaggio nelle mani di Hamas. Intanto, la Casa Bianca esorta Israele a non aprire un altro fronte di guerra: quello con il Libano. Perché entrare in conflitto aperto con Hezbollah, i cui attacchi nel Nord dello Stato ebraico hanno causato la morte di Rafael Kauders, riservista italo-israeliano di 39 anni, potrebbe spingere l'Iran ad intervenire in sostegno della milizia sciita e dunque portare ad un'escalation regionale.