Un turista italiano trentenne morto, altre cinque persone ferite l'attentatore un arabo israeliano, freddato dalle Forze di Sicurezza locali. La notte di venerdì sul lungomare di Tel Aviv è una notte di violenza. L'uomo responsabile dell'attentato aveva 44 anni, si chiamava Yousef Abu Jaber. Non aveva precedenti con la giustizia, si è lanciato con la sua auto sulla folla, per poi scendere tentando di sparare prima di essere ucciso dalla Polizia. Ma riaccendendo in pochi istanti la tensione mai sopita che sta spingendo il Governo di estrema Destra israeliana in una posizione estremamente scomoda. Travolto in patria dalle proteste contro la riforma giudiziaria voluta dal Premier Benjamin Netanyahu, considerata dai manifestanti alla stregua di un golpe antidemocratico, e colpita dal Libano e da Gaza, in un'escalation che molti osservatori internazionali imputano alle operazioni militari israeliane, compiute nei territori palestinesi fino alle ripetute irruzioni delle forze di sicurezza dello Stato Ebraico all'interno della Moschea di Al-Aqsa, terzo luogo più sacro al mondo per i musulmani. E così la Jihad islamica afferma in un comunicato che l'attacco a Tel Aviv è una risposta naturale e legittima al crimine dell'occupazione contro il popolo palestinese mentre Hamas si dice compiaciuta per l'attentato di Tel Aviv, pur non rivendicandone la paternità e ricordando che si tratta del secondo attacco terroristico in poche ore dopo quello in Cisgiordania, in cui sono rimaste uccise due giovani sorelle israeliane. Intanto Netanyahu ha richiamato altri riservisti dopo quelli dell'aviazione, mentre la Farnesina ha espresso orrore e sgomento per il vile attentato con la premier Giorgia Meloni che ha fatto sapere di seguire l'accaduto con apprensione. Dopo aver colpito a Gaza e in Libano, il richiamo dei riservisti e il rafforzamento delle truppe nei territori è un chiaro messaggio ad Hamas Hezbolla, ma anche all'Iran. La risposta di Israele sembra però al momento fermarsi qui e secondo diversi analisti appare circoscritta, tenendo conto della forte pressione internazionale per spegnere l'incendio a partire da Mosca e l'opposizione del mondo arabo di Israele. Un giudizio non condiviso però dalla parte radicale del Governo di Netanyahu che specie dopo i duplici attentati, ha detto di non essere soddisfatta.