Un anno dopo Israele ancora ricorda. Ci sono le famiglie degli ostaggi che continuano a scendere in piazza e a chiedere la fine della guerra e un accordo per la restituzione dei loro cari con cartelli che definiscono quello di Netanyahu come il "governo della morte". C'è chi ha perso una moglie, un figlio e una gamba il 7 ottobre, come Avida Bachar, ma sta già pianificando il ritorno al kibbutz di Be'eri, 4,5 km dalla striscia di Gaza, dove è morto un decimo dei mille abitanti. La piccola Emily invece era diventata nelle prime settimane dopo il 7 ottobre uno dei volti dei 250 ostaggi catturati da Hamas. Poi è tornata a casa in uno dei pochi scambi prigionieri fin qui conclusi. Il papà inizialmente pensava fosse morta ma si era sentito sollevato che non fosse stata rapita. La bambina adesso ha la forza di uscire da sola ma non di restare a casa senza il papà. La paura è troppa. La tragedia degli ostaggi la conosce bene anche Aviva Siegel che è stata rapita per mesi e poi liberata lo scorso anno mentre il marito Keith è ancora prigioniero.