La contestata legge finanziaria che ha scatenato in Kenya la rivolta popolare è cancellata. Il Presidente Ruto, infatti, ha deciso di non firmare il testo approvato martedì. Il popolo del Kenya, spiega il Presidente, ha detto forte e chiaro che non vuole avere nulla a che fare con questa legge finanziaria. Mi arrendo nulla firmerò, quindi sarà ritirata. Dopo la guerriglia urbana e il sangue versato arriva quindi un segnale di distensione. Un'amara vittoria per i manifestanti, segnali contrastanti però visto che Ruto, a ridosso degli scontri, aveva annunciato un giro di vite contro i criminali che avevano messo in pericolo la democrazia e aveva dato il via libera, avvallato in soli 30 minuti dal Parlamento, al dispiegamento dei militari in tutto il Paese per affrontare i manifestanti e garantire la sicurezza. Decisione immediatamente impugnata da un tribunale, i segni degli scontri sono ancora sotto gli occhi di tutti a Nairobi, la capitale del Kenya, è una città blindata e presidiata dall'esercito e dalla polizia. Solerti addetti alle pulizie sono stati chiamati a lavare via il sangue dal selciato, i detriti, le pietre, i resti carbonizzati di ciò che è stato dato alle fiamme, Parlamento e sede del governatore compresi, oltre venti le vittime, centinaia i feriti e le persone arrestate. La commissione del Kenya per i diritti umani ha denunciato la repressione brutale della polizia che ha causato il più alto numero di vittime in una sola giornata di proteste nella storia del paese. Solo una settimana fa il presidente ci diceva orgoglioso dei giovani keniani che professavano pacificamente per i loro diritti e pronto a dialogare con loro. All'inizio il movimento, guidato dalla cosiddetta generazione Z e diffuso sui social, era infatti essenzialmente contro la legge finanziaria poi si è allargato e radicalizzato arrivando a chiedere le dimissioni di Ruto e sfociando in violenze.