La testimonianza di un rifugiato afghano in Italia

17 ago 2022
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"Nessuno pensava che succedesse una cosa di quel genere, che è successa dopo". 15 agosto 2021. Kabul cade in mano ai talebani e sembra che un intero popolo voglia fuggire dal Paese. L'aeroporto viene preso d'assalto, si formano le drammatiche file ai suoi gate, presidiati dai militari occidentali, a pochi passi proprio da quei talebani che sono -di fatto e di nuovo- i padroni dell'Afghanistan. "I momenti più difficili della vita, perché c'erano folle, gente che...perché erano troppi che volevano uscire dal Paese. Tutti che spingevano, gente che cadeva sotto ai piedi di altri. Bastava cadere per 2 secondi, poi tiravano il tuo corpo morto a pezzi". Incontriamo Karim, nome di fantasia, nella regione italiana dove è rifugiato. Non possiamo mostrarne il volto perché era un contractor che lavorava ad Herat con i militari italiani e in Afghanistan è stato costretto a lasciare diversi familiari. "E chi è rimasto indietro adesso che vita fa?" "Fanno una vita molto difficile". "Ci sono anche persone che sono state uccise o sono state arrestate?" "Molti, molti sono stati uccisi". Secondo i dati ONU il 95% della popolazione afghana è malnutrita e muore anche per patologie banali. Eppure i capi talebani vedono accrescere le loro finanze. "Viaggiano con i mezzi blindati di ultimo modello dell'anno, dove la gente non ha niente da mangiare. E certo che loro stanno bene, certo che loro hanno una vita di lusso". "Ma non hanno paura di una rivoluzione?" "Quale rivoluzione? Ogni giorno la gente viene buttata in carcere, ogni giorno vengono torturati, vengono arrestati, vengono uccisi. Di che cosa parliamo?" "Che cosa è rimasto della missione italiana ad Herat?" "Io posso dire una cosa? Speravo che questa missione non sarebbe mai cominciata, perché, almeno, guarda, tu quando non hai nulla non hai neanche speranze per una cosa migliore, perché non lo vedi, non esiste per te. La tua vita è costruita per avere quel peggio. Mangi pane secco con tè zuccherato tre volte al giorno, non la vedi la frutta. Ma quando tu vedi, conosci la frutta e sai che cosa è la frutta, e vedi anche la carne e poi non trovi quello, la vita diventa una tortura. Cioè, quindi, meglio che non cominciamo queste missioni o almeno che una volta cominciate durino, così la gente avrebbe un futuro migliore. Meglio rispetto a quello che oggi hanno".

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