La chiamata di Hezbollah e di Amal nelle piazze di Beirut è degenerata in violenza. Ci sono diverse vittime, morti e feriti, nella manifestazione convocata dai movimenti sciiti all’indomani della sentenza di un tribunale della capitale che ha rigettato la richiesta di sospendere, per parzialità, il giudice Tarek Bitar, il titolare delle indagini sull'esplosione al porto dell'agosto del 2020, quando l'abbandono negligente di tonnellate di nitrato d'ammonio portò alla morte di 200 persone. Il Magistrato è accusato di indagare solo politici vicini a Hezbollah, da qui la protesta di piazza che si scaglia anche contro Riad Salameh, l'uomo da 26 anni al timone della Banca Centrale. Disordini che avvengono nelle stesse ore in cui il neo Premier Najib Miqati incontra al Palazzo del Gran Serraglio il Sottosegretario di Stato americano Victoria Nuland, in visita a Beirut. All'ordine del giorno la grave crisi economica del Paese, con la lira agganciata da 22 anni al dollaro, che in questi mesi ha perso oltre il 40% del suo valore. Così le violenze non fanno altro che aggravare la deriva sempre più complessa in cui sembra ineluttabilmente condannato il Paese dei Cedri, al centro di una tempesta perfetta, tra crisi economica e crisi di profughi, tensioni settarie e onda lunga del Covid, fragilità istituzionale e il blackout totale dei giorni scorsi, causato dalla mancanza di combustibile per attivare le centrali elettriche. Crisi superata con gli aiuti dell'Iran e il sostegno del Fondo Monetario Internazionale, ma solo momentaneamente.