L'idea del Presidente americano Biden di sospendere i brevetti sui vaccini anti Covid finirà sul tavolo dei 27 leader europei nell'imminente vertice in Portogallo, come annunciato dal Presidente del Consiglio Michel. Qualcuno si è già detto completamente favorevole, come il francese Macron, altri come la cancelliera Merkel sono più scettici perché senza brevetti si rischia di perdere una forte spinta all'innovazione. Siamo pronti a discuterne, dice Ursula von der Leyen, ma l'urgenza nel breve periodo è un'altra. Secondo la Presidente della Commissione è infatti necessario che tutti i paesi produttori consentano le esportazioni ed evitino di bloccare le catene di approvvigionamento. Già perché finora gli Stati Uniti di Biden non hanno fatto uscire dal Paese neppure una fiala, mentre aziende europee, come la tedesca Curevac, hanno lamentato problemi produttivi proprio per le difficoltà a ottenere determinati componenti dei vaccini dagli Stati Uniti. L'Europa al contrario è rimasta sempre aperta, siamo anzi la farmacia del mondo, rivendica von der Leyen, con 200 milioni di dosi esportate verso 90 paesi e altrettante distribuite tra i 27, sufficienti per una prima inoculazione a quasi la metà dei cittadini, un traguardo che Russia e Cina guardano ancora da lontano. Secondo la Presidente della Commissione la campagna di vaccinazione in corso negli stati membri è insomma un successo, con 30 persone immunizzate ogni secondo e l'Italia, si ammette, aveva ragione a inizio pandemia, quando chiedeva solidarietà e coordinamento da Bruxelles. Nel frattempo contro la mossa di Biden si schierano i diretti interessati. Il numero uno di Pfizer ad esempio dice di essere per nulla favorevole alla proposta e sulla stessa linea anche l'azienda partner Biontech. I brevetti non sono il fattore limitante nella produzione di vaccini, sostiene la società e dunque un'eventuale sospensione non migliorerà le cose nel breve o medio periodo.