A Washington il capo del pentagono Lloyd Austin mette in guardia il ministro della difesa israeliano, Yoav Gallant, sulle conseguenze disastrose che una guerra tra Israele ed Hezbollah potrebbe avere nell'intera regione mediorientale, sottolineando l'urgenza di una soluzione diplomatica. Gallant non promette nulla o meglio avverte il segretario alla difesa americana di prepararsi ad ogni scenario possibile, perché se la milizia sciita libanese non dovesse accettare di indietreggiare dalla Blue Line, l'esercito israeliano sarebbe pronto ad invadere il sud del Libano, per ora Hassan Nasrallah, il leader del partito di dio, è pronto a far tacere le armi solo nel caso di un cessate il fuoco a Gaza, una tregua che però fatica ad arrivare. All'interno della Striscia nuovi raid israeliani hanno colpito il campo profughi di Al-Shati a Gaza city, uccidendo 13 persone tra cui la sorella di Ismail Haniyeh e altri suoi familiari, "un attacco che non cambierà la linea politica del movimento islamista palestinese", avverte il capo dell'ufficio politico di Hamas, intanto la corte suprema di Israele ha deciso all'unanimità che gli israeliani ultraortodossi devono essere arruolati nell'esercito, eliminando così l'esenzione alla leva per gli studenti delle scuole talmudiche, ennessimo grattacapo per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il cui Governo e sorretto da un'alleanza tra il Likud e partiti di estrema destra religiosi, con gli ultimi che si oppongono da sempre all'arruolamento degli Haredim e potrebbero dimettersi, far cadere il Governo e portare il paese a nuove elezioni.