Per il segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres, il rifiuto della soluzione dei due Stati è inaccettabile. Eppure, nonostante il pressing dell'amministrazione statunitense per la creazione di uno Stato palestinese, il premier israeliano Benjamin Netanyahu non cede di un passo. La sovranità palestinese a Gaza, per il leader del Likud, si scontra con la necessità di sicurezza dello Stato Ebraico. Una posizione ribadita a colloquio con il presidente americano Joe Biden, ma forse mal interpretata dal capo della Casa Bianca che post telefonata ha detto che la soluzione dei due stati non è impossibile. Di certo, c'è che la guerra, parole di Netanyahu, andrà avanti fino alla vittoria totale. Mentre a Khan Yunis nel sud della Striscia, raid israeliani hanno ucciso almeno 29 persone, l'esercito con la stella di David ha lanciato migliaia di volantini con le foto degli ostaggi israeliani da oltre 100 giorni nelle mani di Hamas ed altre fazioni palestinesi chiedendo ai residenti di dare informazioni sul luogo in cui si trovano offrendo ricompense. Intanto, Hamas sollecita Israele a portare avanti un accordo per lo scambio tra prigionieri israeliani e detenuti palestinesi. In caso contrario, avverte il movimento terroristico, lo Stato Ebraico riporterà indietro gli ostaggi come corpi. Centinaia di persone a Tel Aviv e a Gerusalemme al grido di "riportateli a casa", ora chiedono la liberazione degli altri 130 ostaggi, ma a preoccupare è anche un potenziale allargamento del conflitto. Un presunto raid israeliano ha colpito un edificio residenziale a Mezzeh, quartiere occidentale di Damasco, uccidendo il capo dell'intelligence in Siria, dei guardiani della rivoluzione, esercito ideologico dell'Iran, il suo vice ed altri tre pasdaran. Un atto criminale e aggressivo dice Teheran che punta il dito contro lo Stato Ebraico, acerrimo nemico da sempre, minacciando vendetta. Ma Israele, per ora, non ha rivendicato l'attacco. La tensione cresce anche in Iraq dove una decina di missili ha colpito la base aerea di Ain al-Assad nella provincia di Al-Anbar, dove sono a distanza le forze statunitensi e le truppe della coalizione internazionale antijihadista. Secondo fonti americane, nessun ferito grave tra il personale statunitense.