Si espone così Sinwar il capo di Hamas, l'uomo più ricercato dagli 007 israeliani per il massacro compiuto all'alba del 7 ottobre, inviando a Nasrallah, leader di Hezbollah, una lettera per incoraggiare il movimento sciita libanese filo iraniano ad intensificare, quella che viene definita da Sinwar, la lotta contro l'occupazione nazi-sionista. Tradotto: aumentare gli attacchi nei confronti dello stato ebraico fino a distruggerlo con l'obiettivo di creare al suo posto uno stato palestinese con Gerusalemme come capitale. Fino ad oggi, il chierico a capo del Partito di Dio considerato da molti esperti il grande fratello di Hamas, ha sì sostenuto la fazione islamista palestinese in nome dell'Unità dei fronti colpendo, quasi in modo quotidiano, il Nord di Israele; ma l'ha fatto attentamente e in modo quasi contenuto evitando che il conflitto a bassa intensità deflagrasse in una guerra aperta. Nella mattinata di venerdì, Annahar, uno dei principali quotidiani libanesi aveva riportato la notizia che Hezbollah aveva chiesto ai residenti nel sud del Libano di evacuare proprio per il timore dell'intensificarsi delle operazioni militari israeliane nella zona. Notizia smentita poche ore dopo dalla milizia partito alleata dell'Iran; il rischio fino ad oggi scongiurato che si passi ad un conflitto di più ampia portata, resta reale e concreto. D'altronde, il premier israeliano Benjamin Netanyahu l'ha detto più volte che il suo esercito è pronto ad attaccare. L'ha ribadito anche domenica dopo aver dato istruzioni alle forze di difesa israeliane per prepararsi ad un cambio della situazione nel nord al confine con il Libano.