Il popolo georgiano è in rivolta e non intende rinunciare alla sua identità europea. La crisi si è aggravata dopo che il partito al governo filorusso ha annunciato di voler congelare per i prossimi quattro anni i colloqui per l'adesione della Georgia all'Unione Europea. La tensione politica si riversa per le strade. 2migliaia di manifestanti filo europeisti si sono scontrati con la polizia armata di gas, lacrimogeni ed idranti. Violenze definite come eccessive anche dagli Stati Uniti. La protesta arriva poi nelle scuole, nella capitale Tbilisi e in altre città del paese studenti e insegnanti hanno abbandonato le aule durante gli orari di lezione. L'opposizione che guarda Bruxelles accusa il partito al governo "Sogno Georgiano" di perseguire politiche sempre più autoritarie, anti occidentali e filo-russe. Ma la piazza contesta in primo luogo il risultato elettorale di ottobre che l'opposizione definisce truccate ed illegittime. Parlando della crisi costituzionale nel paese la presidente uscente Salomé Zourabichvili critica del governo eletto ad ottobre forte sostenitrice dell'adesione della Georgia all'UE, rifiuta di dimettersi al termine del suo mandato e rilancia. Il primo ministro georgiano ignora l'annuncio di Washington di voler sospendere la partnership strategica con il paese: la Georgia dice parlerà con la nuova amministrazione del presidente eletto Donald Trump quando entrerà in carica a gennaio. Il Cremlino non commenta ufficialmente le proteste ma accusa l'occidente di fomentare rivoluzioni nei paesi post-sovietici che Mosca considera ancora parte della sua sfera di influenza.